21 marzo/ Le parole uccidono. Deponi le armi

post quadrato1In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, lunedì 21 marzo l’Arci, insieme a Cittalia, presenta la campagna di comunicazione del progetto Prism – Preventing, Redressing and Inhibiting hate Speech in new Media (Prevenire, Modificare e Inibire i discorsi d’odio sui nuovi Media), coordinato dall’Arci con un partenariato internazionale di cinque paesi europei (Italia, Francia, Romania, Spagna, Inghilterra) e finanziato dall’Unione europea.

Cos’è Prism e da dove nasce?

Differenti indagini, studi e relazioni europee dimostrano che negli Stati membri dell’Unione sono in aumento i numeri degli attacchi fisici o verbali, spesso reiterati e continui, contro minoranze etniche, religiose e linguistiche e contro la popolazione immigrata.
L’alto potenziale di trasmissione di Internet favorisce la diffusione di tali dichiarazioni d’odio che costituiscono un incitamento alla discriminazione, all’ostilità e alla violenza.
Prism nasce per rispondere a questo fenomeno grazie alla diffusione della conoscenza dell’hate speech, alla promozione di un uso consapevole del linguaggio, e alla messa a disposizione di strumenti per denunciare i crimini d’odio on line.

Libertà di parola?

I crimini d’odio e i discorsi di incitamento all’odio sono strettamente connessi: la violenza, le aggressioni fisiche e verbali, le discriminazioni sono spesso accompagnate, incoraggiate o giustificate dai tali discorsi, che a loro volta mirano a normalizzare e legittimare gli atti di violenza e ostilità motivati dall’odio.
Entrambi hanno un forte impatto sulle vittime:
le parole sono armi per le minoranze e tutti coloro che sono colpiti da discorsi d’odio online.

Prism: Previre, Reindirizzare e Inibire l’hate Spech nei nuovi Media

Prism sviluppa strategie e pratiche di sensibilizzazione e prevenzione rivolte alle possibili vittime dei crimini d’odio e a tutta la società (specialmente funzionari di polizia, avvocati, giornalisti, blogger, amministratori di social network, a giovani, insegnanti e operatori giovanili):

• tramite il sito di Prism, alcune campagne e dei laboratori le vittime e la società vengono messe a conoscenza dei discorsi di incitamento all’odio on line e dei crimini correlati e possono così più facilmente identificarli.
• Tramite i contenuti pubblicati sul sito e i laboratori i giovani e la società sono guidati nello sviluppo di una cultura del rispetto e di un uso più consapevole del linguaggio. Si riduce così l’uso e l’impatto dei discorsi di incitamento all’odio.
• Tramite una sezione dedicata del sito è facilitata la possibilità delle vittime di fare denunce e segnalazioni e ricorrere alla giustizia civile e penale.
• Tramite il lavoro di ricerca si migliora il monitoraggio dei discorsi d’odio on line e si aumenta la raccolta dati e la comunicazione sul fenomeno.

Cosa possiamo fare noi? Responsabilità di parola – Hate speech vs Love speech

Il primo passo da fare è segnalare e denunciare i discorsi d’odio on line.
Prism offre uno spazio per scaricare (unload) le armi dell’odio e caricare (upload) in rete i valori positivi: non solo un sito, ma uno strumento con cui, oltre a studiare il fenomeno, agire coinvolgendo il popolo della rete e la società.
Sul sito di Prism – Prism project (http://www.prismproject.eu) si possono caricare, in uno spazio apposito, sia Hate messages sia Love messages trovati su facebook o twitter.

Che messaggi d’odio trovi nel web? Che messaggi che promuovono invece una visione rispettosa dei diritti umani? Che messaggi tu stesso carichi sul web?

La Campagna presenta uno spot video, oltre al volume Discorsi d’odio e social media: criticità, strategie e pratiche di intervento. Il volume contiene, fra l’altro, i dati di una ricerca basata su interviste qualitative a giovani, esponenti politici, esperti, rappresentanti della società civile e su una mappatura dell’uso dei social media da parte di gruppi xenofobi e di estrema destra. La ricerca ha indagato i discorsi d’odio su Internet, con particolare attenzione ai social media. L’obiettivo è quello di unire l’analisi del fenomeno e degli strumenti legislativi a disposizione per sanzionare i comportamenti illeciti, alla formazione e sensibilizzazione di diverse categorie di soggetti per creare gli anticorpi necessari a contrastare il dilagare dei discorsi d’odio e promuovere una ‘contro narrazione’.

L’iniziativa  è stata  presentata alle 14,30 del 21 marzo, nella Sala stampa della Camera dei Deputati, via della Missione 4 a Roma da Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, Francesco Spano, direttore Unar, Giovanni Maria Bellu, presidente Carta di Roma, Matteo Biffoni, delegato Anci per l’immigrazione e le politiche per l’integrazione, Laura Bononcini, Facebook Italia, Paolo Beni, deputato e relatore del ddl sul Cyberbullismo. Coordina Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale Arci.

Al termine dell’incontro i relatori sono stati ricevuti dalla Presidente della Camera Laura Boldrini.

I promotori della campagna hanno prodotto uno spot video (disponibile in fondo alla pagina e al link https://www.youtube.com/channel/UC48eakDmuJJ3616Ba2orxgw, e il volume Discorsi d’odio e social media: criticità, strategie e pratiche di intervento.

Il volume contiene, fra l’altro, i dati di una ricerca basata su interviste qualitative a giovani, esponenti politici, esperti, rappresentanti della società civile e su una mappatura dell’uso dei social media da parte di gruppi xenofobi e di estrema destra.  La ricerca ha indagato i discorsi d’odio su Internet, con particolare attenzione ai social media.

 

L’obiettivo è quello di unire l’analisi del fenomeno e degli strumenti legislativi a disposizione per sanzionare i comportamenti illeciti, alla formazione e sensibilizzazione di diverse categorie di soggetti per creare gli anticorpi necessari a contrastare il dilagare dei discorsi d’odio e promuovere una ‘contro narrazione’.

– See more at: http://www.arci.it/blog/immigrazione/archivio/appelli/no-allodio-no-alintolleranza-sul-web/#sthash.XZlZohpO.dpuf

L’iniziativa si svolge in collaborazione con Repubblica.it e ha il sostegno di Twitter.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *