Le periferie dell’Europa e i seguaci della jihad

molenbeeekSegnaliamo da Il Sole 24 ore l’analisi di Alberto Negri utile non solo a capire le origini della situazione attuale, ma anche capace di offrire spunti per affrontarla.

Occorre partire dall’impegno per dare dignità e diritti a tutte le popolazioni senza relegarne parte in periferie avvilenti e pericolose: «Non tutte le reclute vengono dalle banlieues che però restano il campo d’arruolamento principale come dimostrano le periferie di Parigi, Strasburgo, Tolosa, Lione e Grenoble. Banlieues diventate nel tempo spazi separati e qualificate come Zus, Zone urbane sensibili». 

«L’11 settembre cominciò in Belgio a Molenbeek ma a questo dettaglio allora nessuno fece molto caso. Qui furono reclutati i due kamikaze tunisini che fingendosi giornalisti con una bomba nascosta in una telecamera uccisero il 9 settembre Shah Massud, il Leone del Panshir nemico del Mullah Omar: era il regalo di Bin Laden al suo ospite prima dell’attacco a New York e Washington.
«Avevano diversi bagagli e mi mostrarono anche la telecamera, un modello piuttosto vecchio: più tardi capii perché», raccontava Wahid Mozdah, vice ministro degli Esteri talebano che li accolse a Kabul per mandarli a Kandahar da Osama. Uno degli assassini, Abdessatar Dahmane, aveva frequentato il centro islamico di Molenbeek, così come Hassan El Haski, pianificatore degli attentati di Casablanca nel 2003 e di Madrid nel 2004. Una serie dei precedenti significativi prima degli attentati di Parigi e Bruxelles che ne hanno fatto un quartiere strategico del jihadismo europeo.
Ma quante sono le Molenbeek d’Europa? Dozzine, in Belgio, Francia, Gran Bretagna, Olanda, in gran parte basate su un principio, quello dell’auto-esclusione e del rifiuto dell’integrazione. Il modello di stato laico, fondato sui principi assai condivisibili della non discriminazione, da queste parti ha smesso di funzionare da un pezzo». Leggi il seguito dell’articolo di Alberto Negri su Il Sole 24 ore .

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