Il fantasma del razzismo in Canton Ticino

prima-i-nostriwebIl fantasma del razzismo si è materializzato ancora una volta ieri in Canton Ticino. Niente di nuovo si potrebbe dire.  Così come non meraviglia il sondaggio pubblicato oggi da Repubblica: gli italiani sono a favore della chiusura delle nostre frontiere. Esattamente come gli abitanti del Canton Ticino voglio impedire ai lavoratori italiani transfrontalieri di attraversare liberamente il confine italo svizzero. 

La stessa logica che impedisce oggi ai profughi siriani di Aleppo di scappare in cerca di protezione verso l’Europa.

L’inviato speciale Onu Staffan De Mistura denuncia che la popolazione della città siriana è sottoposta alle peggiori atrocità dall’esercito di Bashar Al Assad e da quello russo. E nonostante le bombe al fosforo l’Ue (e probabilmente la maggioranza degli europei) non è disposta ad accogliere le vittime di quelle atrocità.

Ancora nei giorni scorsi il governo italiano e quelli europei ci propongono la chiusura della frontiera greco turca come modello da seguire. Quell’accordo con Erdogan che è l’ispiratore della proposta di Renzi: il cosiddetto Migration Compact non è altro che un allargamento dell’accordo con Ankara ai governi africani.

Perché meravigliarsi allora se gli abitanti del Canton Ticono o gli italiani, così come coloro che hanno partecipato al referendum per la Brexit, sono per chiudere qualsiasi frontiera e respingere lo straniero invasore.

L’Europa, e l’Italia, hanno subito una mutazione antropologica di cui è bene preoccuparsi molto.

E i governi, compresi molti governi e partiti socialisti e democratici, stanno contribuendo ad alimentare questa stagione oscurantista e razzista con le loro ricette di chiusura e respingimento: aiutiamoli a casa loro, facciamo accordi con qualsiasi governo pur di fermarli, costruiamo muri per impedire ai rifugiati di arrivare, abbassiamo le garanzie sui diritti pur di rispedirne tanti nei paesi d’origine.

È necessario cominciare a dire la verità sulle responsabilità pubbliche di tanti politici e governanti. La diffusione del razzismo in Europa non è colpa del destino.

I principi democratici sono a rischio e per cercare di fermare la disgregazione dell’Ue e un ritorno al passato che pensavamo fosse oramai sepolto, bisogna mettere in campo un soggetto sociale che rimetta al centro il tema della giustizia sociale, dei diritti umani, dell’uguaglianza e della solidarietà. Facciamolo prima che sia troppo tardi. [Filippo Miraglia, vicepresidente Arci nazionale]

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