Arci Milano/ Congresso straordinario

arci-milanoIl congresso straordinario di Arci Milano è stato un congresso complicato, teso, difficile, anche arrabbiato. Non poteva essere diversamente, vista la grave crisi economica e politica che il direttivo ha dovuto affrontare dal marzo 2015, dopo le dimissioni della presidenza.  Una situazione che non era immaginabile e che ha causato una serie di pesanti interventi, tra cui la vendita della storica sede di via Adige, e che avrà importanti ricadute per molti anni futuri. Tutto questo mentre anche i circoli stanno vivendo una stagione difficile in cui avrebbero bisogno di un apporto sempre più forte del loro comitato.

Anche la partecipazione ha risentito della situazione, con un risultato inferiore alle attese per presenze e qualità del dibattito. La valutazione sulla partecipazione andrebbe però ampliata, perché all’elaborazione del documento congressuale ha partecipato un numero alto di basi associative. Anzi, nella parte che definisce le prossime azioni politiche che Arci Milano dovrà mettere in campo, il documento è stato scritto dai circoli stessi e non calato dall’alto.  Si è quindi deciso di raccogliere l’invito della presidente nazionale Francesca Chiavacci di riconvocare a breve una nuova assemblea dei circoli per facilitare la ricostruzione della rete relazionale.

Tornando alle  criticità esposte negli interventi – o nei silenzi –  dei presenti, non si può negare che siano reali e che vadano affrontate, con spirito unitario. Questo non vuol dire che vadano ricercati  compromessi al ribasso, ma piuttosto un confronto vero nel consiglio direttivo.

Un consiglio direttivo neo eletto che avrà un compito cruciale, dopo aver vissuto una fase di mero luogo di ratifica.  Il direttivo uscente lascia un’importante eredità: l’aver deciso di mettersi in gioco governando direttamente la fase critica. E’ stato un lavoro arduo, con convocazioni ravvicinate. E ora il nuovo direttivo ha nelle mani un buon testimone, che potrà far fruttare perché è stato costruito con un’attenzione non alle divisioni ma tenendo conto di criteri condivisi da tutta l’assemblea: le competenze, l’essere rappresentanza di tutti i territori  dell’area milanese e di Monza e Brianza, la presenza equilibrata rispetto al corpo associativo, il giusto ricambio con un’età media piuttosto bassa, e la disponibilità di altri quadri dei circoli a dare un contributo al lavoro del direttivo. Sulla disparità di genere, che c’è, è necessario  impegnarsi per superarla.

Positivo è che la composizione degli organismi  abbia visto l’unanimità della commissione elettorale e soprattutto l’approvazione a larghissima maggioranza dell’assemblea congressuale.

Tra un paio di settimane il direttivo avrà i compito di nominare il nuovo presidente di Arci Milano.  Intanto si sono manifestate le disponibilità di Nicola Licci (presidente del circolo Milan Nueva) e di Vincenzo Ricciari (membro del direttivo Arci Bellezza).  Figure conosciute e che hanno contribuito con il loro impegno, assieme agli altri membri del direttivo uscente, a rimettere in cammino Arci Milano. L’elezione del nuovo presidente rappresenterà un momento cruciale per capire se c’è la maturità necessaria per non fermarsi al alla prima prova importante.

 

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