Congresso nazionale/ L’altro discorso di Sakina

Sakina Kanice, la dirigente regionale dell’Arci Lombardia (Arci di Pavia Radio out, ha svolto al Congresso nazionale di Pescara un appassionato intervento. Ma ne aveva preparato un altro, molto personale, che ci aveva anticipato commossa e che poi non ha avuto l’opportunità di rendere pubblico dal palco  perché senza occhiali non poteva leggere. Esso, come ciò che Sakina ha detto nel suo intervento, serve per capire quanto grande sia il ruolo dell’Arci e quanto grandi siano le responsabilità che l’associazione ha nella lotta per un nuovo mondo possibile.

 

«Ho appena parlato al telefono con i miei, abitando lontano li vedo poco, volevo come sporadiche volte nella mia vita, condividere con loro una gioia, quella di essere entrata nella dirigenza regionale e l’ eha ssere delegata nazionale dell’ Arci, è stato un interrogatorio senza un complimento o un incoraggiamento, per poi sentire riattaccare, quando, le prime persone che mi vengono in mente nei momenti della felicità, frutto del lavoro e della passione, sono loro, la mia famiglia, marocchini operai emigrati a Brescia. Ovviamente mi dispiace vedere che la mia idea di felicità sia diversa dalla loro, so anche che il loro concetto di volermi tanto bene è tutto un loro mondo ma che me ne vogliono assai.

Purtroppo pensare alla quantità di cambiamento, uguaglianza, cultura e giustizia che posso aiutare ad apportare e a divulgare nel mio piccolo, soprattutto in un periodo storico e politico come quello odierno, mi fa rendere conto che anche le nostre priorità sono diverse, non per egoismo ma per possibilità; da una parte due genitori che lottano quotidianamente socialmente ed economicamente per il futuro dei loro figli, la loro vera ricchezza, dall’altra io che cerco di non rendere vano il futuro che mi hanno sostenuto solidamente a creare, e che ogni giorno di più ho la possibilità di rendere migliore non solo per me ma anche per chi mi circonda, chi viene ritenuto inferiore, o chi e cosa subisce danni sociali, economici, o ambientali, tutte cose che fan parte del concetto fare politica (buu parola tabù), solidarietà, senza preferenze, senza etichette.

A volte per il bene  proprio e di chi ci sta attorno, dobbiamo essere egoisti, ascoltare noi stessi e fare quello che riteniamo davvero giusto.

Non saremo fondatori, ma almeno avremo provato ad essere grandi ricostruttori, una fenice è fenice ma non dimenticherà mai il suo nido.

Ringrazio chi mi sopporta e aiuta tutti i giorni, come può, credendo in me». [Sakina Kanice]

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