Verità sull’assassinio di Giulio Regeni al Consiglio comunale di Como
Con un appassionato intervento Celeste Grossi, dell’Arci di Como, ha sostenuto la mozione Verità e giustizia per Giulio Regeni, approvata a larghissima maggioranza dal Consiglio comunale del 28 aprile 2016. Di seguito il testo del suo intervento.
«Verità e giustizia per l’assassinio di Giulio Regeni sono diritti per la famiglia, i suoi amici, i giovani ricercatori, per tutti noi cittadine e cittadine attivi in Italia e nel mondo per i diritti umani.
È un dovere per il nostro governo. Non ci si può arrendere. Non sarà facile, lo sappiamo. La ricerca della verità si scontra con l’omertà delle autorità egiziane. Perché il governo non abbandoni questa causa occorre una mobilitazione continua. Un impegno che esiste, e ha visto una partecipata manifestazione promossa da Amnesty International il 24 aprile a Milano, ma non è ancora sufficiente.
Scoprire la verità sull’assassinio di Giulio aiuterà anche chi in Egitto si batte per la democrazia e la libertà.
Il presidente egiziano, qualche settimana fa, nel corso della visita al Cairo del presidente francese Hollande, ha spudoratamente sostenuto che sui diritti umani che noi, dal 10 dicembre 1948 riteniamo universali, “non è possibile applicare gli standard europei” in Egitto.
Uccisioni e torture sono all’ordine del giorno al Cairo, così come gli arresti degli oppositori e degli attivisti che nel 2011 avevano cominciato la loro rivoluzione nonviolenta in piazza Tahrir.
Secondo dati forniti da Amnesty International, tra il 21 e il 24 aprile, in varie città egiziane, sono state arrestate oltre 300 persone (238 nella sola giornata del 25 aprile, in cui si celebra il ritiro di Israele dalla penisola del Sinai, avvenuto nel 1982): Tra gli attivisti e giornalisti egiziani e stranieri arrestati, ci sono anche Sanaa Seif, attivista per i diritti umani, tra le prime a esprimere solidarietà alla famiglia di Giulio Regni e l’avvocato Ahmed Abdullah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, l’organizzazione non governativa per i diritti umani che sta offrendo consulenza ai legali della famiglia Regeni.
Il Comune di Como anche in altre occasioni si è attivato esponendo alle sue finestre striscioni, come chiede di fare la mozione che ha come prima firmataria la consigliera Anna Veronelli, sottoscritta anche da noi.
Ricordiamo che nel 2005 fu appesa la foto di Giuliana Sgrena, in quel momento sequestrata in Iraq. Quella vicenda si concluse con la liberazione della giornalista, ma l’uccisione di Nicola Calipari. Allora la lotta per la verità sulla morte di Calipari, un uomo importante dei servizi segreti, franò sotto la ragion di stato, il nostro governo rinunciò a far valere la propria sovranità nei confronti degli Stati uniti. Fu facile insabbiare il caso e imporre il silenzio. L’immagine di una persona che non c’è più si può trascinare nel fango, innalzare su un altare o far sparire nelle sabbie mobili, senza pudore.
Oggi si tace su Calipari, ma si ricordano altri casi senza giustizia, come piazza Fontana, il Cermis, il rapimento di Abu Omar, …
Oggi non si tratta, certo, della grande potenza occidentale, allora ancora guidata da Bush. Si tratta dell’Egitto, paese in cui, comunque, gli interessi economici italiani sono enormi. Dal “Rapporto sulle esportazioni di armi e munizioni dall’Italia” presentato dall’Osservatorio Permanente sulle Armi leggere e le Politiche di difesa e sicurezza, apprendiamo che nel 2014-2015 sono state fornite dall’Italia 30mila pistole a forze di polizia e corpi di sicurezza del regime di Al Sisi, per un valore di quasi 8 milioni di euro e 3.661 fucili o carabine per un valore di oltre 3,8 milioni di euro, nonostante la decisione del Consiglio dell’Unione europea di non vendere armi all’Egitto.
Oggi si chiede il blocco dei rapporti commerciali e finanziari in corso con il regime egiziano: su questo siamo d’accordo, a iniziare dalla vendita di armi cosiddette leggere, ma si chiede anche il boicottaggio del turismo, uno degli introiti principali del paese; su questo non siamo d’accordo perché questa scelta non prende in considerare che saranno i lavoratori del settore, non certo il governo, a pagare il prezzo più alto
Noi non ci stancheremo di chiedere verità e giustizia per Giulio, come non ci stancheremo di chiedere verità a giustizia per Nicola e per tutti gli altri casi irrisolti. [Celeste Grossi, Arci Como, consigliera comunale di Paco-Sel]