La Riforma del Terzo Settore: opportunità e complessità sotto la lente di Arci Milano
Una riflessione sulla Riforma del terzo settore, pubblicata sul sito web di Arci Milano giovedì 12 ottobre.
«Nel nostro mondo se ne parla da un anno e mezzo, il tempo della sua gestazione, ed adesso è realtà: è stato approvato il 2 agosto il testo della Riforma del terzo settore, e sono usciti i primi decreti attuativi. In molti si stanno sbilanciando, con articoli e post sulla rete (ma anche con le telefonate mirate alle associazioni ed i convegni a tema, con offerte formative e descrizioni terroristiche) sul reale contenuto della nuova legge, oltre che sul “cambio di paradigma” che questa rappresenta.
I nostri circoli ci contattano continuamente per chiedere lumi e ne siamo contenti, anche perché i professionisti della consulenza profit cercano di vendere i loro servizi alle reti associative, più che ai singoli: ma noi teniamo molto alla nostra economia di scala, e stiamo organizzando la nostra formazione interna.
Ma la domanda posta finora è un po’ semplicistica: “cosa dobbiamo fare per essere in regola” è una preoccupazione che denota il diffuso denso di legalità dei circoli, ma per rispondere serve che i decreti attuativi vengano pubblicati e che escano i modelli ministeriali per gli statuti, i rendiconti, i libri sociali…
Allora, cosa sappiamo finora?
Finalità – Il cambio di paradigma esiste, e questo è indiscutibile: cambia infatti il rapporto fra finalità ed attività. La nostra finalità è sempre stata l’aggregazione sociale, la promozione della cultura come bene popolare, la promozione dell’autonomia della persona attraverso la formazione. In poche parole, siamo sempre stati – e rimarremo – Aps, Associazioni di promozione sociale. Questo a prescindere dall’attività di ogni circolo; musica dal vivo, fotografia, doposcuola, cultura alimentare, corsistica di varia natura… L’attività è sempre stato lo strumento per raggiungere il fine della coesione sociale. Ora, la nuova legge identifica una lista di attività riconosciute, da indicare nello Statuto, il cui espletamento identifica l’associazione come Ente di terzo settore (d’ora in avanti Ets), ed in secondo grado come Associazione di promozione sociale quando le attività hanno natura mutualistica. Questo ci impone una riflessione “tecnica” sul nuovo modello statutario, perché inevitabilmente dovremo aggiornare gli Statuti, anche se il nostro legame storico con le Società di mutuo soccorso viene ripreso e ribadito, e di questo siamo contenti.
Fiscalità – Su questo siamo protagonisti di un altro cambiamento epocale, perché la legge dice espressamente che sarà possibile per l’Ets fare attività commerciale senza che ne venga messa in discussione la natura associativa, mentre ricordiamo tutti quanto la nostra natura sia stata messa in discussione nel recente passato!
Su questo, prendiamo atto dell’abolizione del famoso Dlgs 398/91 da cui il nome del “regime 398” o forfettario a cui ci eravamo abituati. In attesa dei decreti attuativi in merito, innanzitutto non fasciamoci la testa troppo presto: il nostro comportamento cambierà dal 1 gennaio 2019. Ovviamente dobbiamo fare, nel 2018, i passaggi che ci porteranno verso la corretta gestione senza essere colti di sorpresa. Quanto alla tassazione vera e propria, per il momento sappiamo solo che dipenderà da fasce di reddito da verificare (è necessario che sulla compatibilità si esprima anche l’Europa): questa parte sarà oggetto di analisi approfondite e per il momento conviene registrare il fatto che non abbiamo adempimenti immediati da fare.
Rendiconto economico – Negli anni abbiamo strutturato il nostro piano dei conti e ne abbiamo fatto oggetto di formazione interna, cercando di uniformare il più possibile il comportamento dei nostri circoli. Adesso dobbiamo registrare due importanti novità: la prima è che verranno pubblicati dei modelli ministeriali, quindi dobbiamo attendere questi prima di lavorare sulle definizioni e sulle voci. La seconda è che finalmente esiste una maggiore chiarezza sugli obblighi degli Enti, e sulla base degli incassi andranno tenuti documenti e comportamenti diversi: alcuni di noi dovranno ad esempio pubblicare i compensi ai soci e l’eventuale utilizzo di fondi pubblici, dandone evidenza sul sito web. Ma anche su questo, attendiamo i decreti prima di muoverci.
Tutto qui? No! C’è ancora molto altro, dalle donazioni ai Social bonus, per non parlare delle responsabilità degli amministratori, come dovremo abituarci a chiamare i membri del Consiglio direttivo. Insomma, è una rivoluzione culturale, ma che come rete associativa più grande d’Italia possiamo studiare ed affrontare insieme.
Vi aspettiamo ai prossimi incontri organizzati da Arci Milano!»