Abbiamo una nave, anzi una flotta/ Siamo tutte e tutti Mediterranea

Proprio mentre più forte è l’attacco alle libertà e ai diritti umani del governo, del suo braccio armato, le organizzazioni eversive di destra, e della  mistificazione dell’informazione, proprio mentre chiude il Campo governativo di Como e si costruiscono tutte le condizioni per mortificare i diritti fondamentali di tanti e  tante e il governo e  l’amministrazioni comunale di destra punta a aumentare l’insicurezza e la disperazione   per i poveri (migranti e nativi), si accende una speranza reale,  un intervento concreto collettivo e efficace per lottare e ottenere che il Mare nostrum non sia sempre più Mare mostrum.

L’incontro per Mediterranea del 31 ottobre, organizzato dall’Arci provinciale al Circolo Arci Xanadù di Como, è servito anche a questo (oltre che a raccogliere sottoscrizioni) e, coinvolgendo un centinaio di persone, è anche riuscito a creare un concerto solidale (con interventi in videoconferenza e in sala) con i protagonisti della  missione di obbedienza civile e quelli impegnarsi a Como a essere l’equipaggio di terra della nave.  Con Celeste Grossi dell’Arci che ha condotto ala serata, in videoconferenza Maso Notarianni (Arci Milano) e Erasmo Palazzotto (parlamentare Si-Leu) e in sala Stephan Greco, (presidenza Arci Lombardia), Fabio Cani (Como senza frontiere), Severino Proserpio (I bambini di Ornella), Chiara Bedetti (Refugees welcome),Antonio Lamarucciola (Ossevatorio diritti dei migranti)  Italo Nessi (Medici con l’Africa), Mario Forlano (Coordinamento comasco per la Pace) e Luca, un esponente di origine comasca del collettivo bolognese Ya basta.

L’intervento di Stephan Greco, presidenza Arci Lombardia, delega ai Diritti, all’incontro Mediterranea il 31 ottobre al Circolo Arci Xanadù di Como. Guarda il video.

L’intervento di Celeste Grossi/ Mediterranea, la via di terra siamo noi

“Per comprare la Mare Jonio e metterla in mare abbiamo usato la forza dei deboli che quando si mettono assieme spostano le montagne, perché non potevamo fare diversamente”, così è scritto nella presentazione di Mediterranea.

Sono grata a chi ha garantito il fido di Banca Etica, Nichi Vendola di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, Erasmo Palazzotto, Rossella Muroni, parlamentari di Liberi e Uguali. Sono grata a Banca Etica che ha creduto nel progetto, sono grata a chi fa parte del nucleo promotore di questa azione non governativa  ̶  associazioni come Arci e Ya Basta Bologna, Organizzazioni non governative come Sea Watch, il magazine on line I Diavoli, la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, l’impresa sociale come Moltivolti di Palermo  ̶ . Sono grata ai più di cento artisti e artiste, scrittori e scrittrici, intellettuali, e ai molti cittadini e cittadine che dal 24 al 30 ottobre sono saliti sui palcoscenici delle principali città italiane “per leggere o dare musica a una pagina di letteratura, a una riflessione personale o a una testimonianza sui temi dell’accoglienza, del viaggio e della solidarietà” e per sostenere Mediterranea, dando vita a “Mediterranea la via di terra”.

Sono grata a tutte e tutti voi qui stasera, a chi ha volentieri accettato l’invito dell’Arci a intervenire, a chi la scelto di partecipare, nel senso di sentirsi parte di questa impresa.

E sono fiera della parte che nell’avventura ha l’Arci.

Sembrava una follia, ma la vera follia è voltare le spalle alla perdita di vite umane che ogni notte contribuiscono a rendere il Mediterraneo un cimitero. D’altronde, come ha detto Albert Einstein “solo chi è un po’folle può sperare di cambiare il mondo”.

Questa sera Mediterranea è a Como.

Perché, in una città lontana dal corridoio centrale del Mediterraneo, dove si trova la frontiera esterna d’Europa più rischiosa, quella nel tratto di mare tra Libia, Malta e l’Italia?

Perché in una città distante, non solo geograficamente, con un sindaco assai diverso da Mimmo Lucano, da Beppe Sala, da Leoluca Orlando, sindaco di Palermo che, quando, all’inizio dell’estate 2018, il ministro della paura ha detto che i migranti l’Italia l’avrebbero vista solo in cartolina, ha subito dichiarato aperto il porto della sua città?

Perché qui in questa città, che si è colpevolmente e tardivamente scoperta città di frontiera, dove i pochi spazi per la cosiddetta accoglienza   ̶ luoghi che abbiamo sempre considerato adatti al massimo per dormire, certo non per vivere  ̶  chiudono?

Perché qui a Como, una città ricca con tante case senza gente e tanta gente senza casa?

Perché qui dove il freddo e la pioggia sono arrivati inesorabili, e continuano a esserci persone che vivono e dormono in strada?

Perché qui dove la monocultura della mente, egoistica e identitaria, impedisce di cogliere la ricchezza che è sempre venuta dai popoli in movimento e dalle culture che portavano con sé?

Certo Mediterranea è qui per raccogliere fondi per la nave Mare Jonio, che abbiamo acquistato, che non potrebbe navigare senza il nostro sostegno economico e senza le nostre energie appassionate. Ma siamo qui per dire che siamo tutti e tutte su quella nave, al centro del mare, per riprenderci la nostra umanità.

E siamo qui soprattutto per mostrare che c’è un paese diverso, che c’è anche una Como diversa, quella che si riconosce nel modello di accoglienza di Riace, che vuole costruire un’Europa aperta e non impaurita, capace di condividere le ricchezze che ha e riconoscere quelle che arrivano.

Non lo facciamo per salvarli, ma per salvarci, perché insieme a loro ogni notte sta affogando anche la nostra coscienza e la nostra possibilità di essere più forti delle nostre paure. Lo facciamo perché a Como “Mediterranea, la via di terra siamo noi”.

Di fronte all’onda nera che avanza un’azione come quella di Mediterranea è indispensabile per poter continuare a guardare negli occhi i bambini e le bambine che ci guardano, bianchi o neri che siano.

Con Mediterranea siamo tornate, tornati, a essere protagonisti dei nostri diritti. Mediterranea è un’intuizione straordinaria di cui tutte e tutti dobbiamo prenderci cura. È un’opportunità che ci rafforza tutti, soggetti collettivi e individui. È un movimento espansivo, un’onda positiva travolgente.

Da gennaio 2018 otto donne, uomini, bambine, bambini muoiono, in media ogni giorno, nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo e arrivare sulle nostre coste. Queste persone morte vengono “festeggiate” dalla retorica che ci sta governando come otto problemi in meno per il nostro Paese. Dobbiamo scegliere, dobbiamo essere partigiani e partigiane. O si sta con chi festeggia quelle morti oppure si sta con chi compera una nave e solca il mare nostro, che non vogliamo sia mai più un mare mostro.

Mediterranea ci salva dall’indifferenza e ci impedisce di chiuderci in recinti identitari

Mediterranea parla ai fascisti e ai razzisti. E ci vaccina  ̶  cito ancora Einstein  ̶   da quella malattia strana che colpisce i bianchi, ma fa fuori i neri.

La Mare Jonio e le barche di appoggio sono salpate per la prima volta il 3 ottobre  ̶  una data simbolica e significativa, quella della strage di Lampedusa del 2013, quando 368 dei 500 migranti stipati su un barcone, partito da Misurata in Libia, morirono a mezzo miglio dalla salvezza. Ho avuto, insieme a Gianpaolo Rosso, il privilegio di essere a Palermo, quando la Mare Jonio è tornata nel porto, forse è per questo che Mediterranea la sento mia ancora più profondamente. Mi piacerebbe che tutte e tutti uscissimo oggi da questa sala pensando con orgoglio “Mediterranea sono anch’io” e sostenessimo con i nostri corpi, con i nostri volti e con le nostre risorse la via di mare di Mediterranea, affiancandola con la nostra via di terra. [Celeste Grossi, Arci Como]

 

 

Già on line sul canale di ecoinformazioni il video introduttivo della serata e quelli di tutti gli interventi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *