Per la salute/ Unità politica con concretezza

Il 21 ottobre sotto il Palazzo di regione Lombardia a Milano, il Comitato promotore del Referendum sulla sanità ha coinvolto diverse centinaia di cittadini in una mobilitazione per rimarcare il diritto alla salute e la necessità di riformare la sanità lombarda (e non solo) dando centralità al pubblico. Guarda video e foto di Beatriz Travieso Pérez.

Nella mattinata di sabato 21 ottobre la mobilitazione di attivisti e organizzazioni insieme ai promotori del referendum sulla sanità (Medicina democratica, Osservatorio salute, Arci, Acli e Cgil, con il sostegno di tutte le forze di sinistra dentro e fuori il Consiglio regionale), recentemente bocciato dalla maggioranza in Consiglio regionale ma che vedrà un ricorso al Tar, ha visto radunarsi circa mille persone sotto palazzo Lombardia. Una piazza gremita che ha rappresentato un potente simbolo di resistenza contro le politiche che hanno spostato il servizio sanitario regionale verso il privato, creando una situazione disastrosa per la vita quotidiana delle persone.

Marco Caldiroli, tecnico della prevenzione e presidente di Medicina democratica, ha moderato i numerosi interventi che si sono succeduti, in cui è stato evidenziato come manchino medici, le liste d’attesa siano sempre più lunghe e i privati sempre più speculatori con la connivenza delle istituzioni. La volontà è di riformare la sanità per garantire prevenzione, cura, accesso universale, partecipato e di qualità. Per non tornare a una situazione in cui solo chi ha risorse finanziarie può permettersi la prevenzione e la cura, in quella che è stata descritta come un’americanizzazione della sanità da un rappresentante del Coordinamento Veneto Sanità Pubblica (CoVeSaP), solidale con la lotta del Comitato in Lombardia. Una lotta per l’interesse collettivo.

Vittorio Agnoletto ha ribadito i punti da portare avanti, combattendo l’arroganza portata come sistema. Un centro unico di prenotazione per strutture pubbliche e private accreditate; via le convenzioni ai privati se non condividono le agende; richiesta a ASST di interrompere intra moenia finché non si recuperano liste di attesa regolari; fine del sistema dei medici a gettoni e piano straordinario di assunzioni. Con una visione a lungo termine che vada oltre i confini regionali.

Si è sottolineato quanto sia necessario attrarre i giovani verso il settore sanitario, offrendo condizioni di lavoro stabili e incentivanti ai fini di prevenire una fuga di cervelli. I discorsi dei rappresentati delle associazioni e del sindacato come Maso Notarianni (Arci), Mario Mazza (Acli), Catello Tramparulo (Cgil-Funzione pubblica) e della ricerca come Angelo Barbato dell’Istituto Mario Negri hanno delineato un fronte comune di cambiamento sia del sistema al suo interno per ciò che riguarda l’aspetto lavorativo, sia nel servizio verso i cittadini.

Alleati in questo cammino sociale e politico anche i gruppi consigliari di Pd, Patto civico, Movimento Cinque Stelle e Sinistra italiana/Europa Verde, che sono intervenuti con i loro rappresentanti. In modo trasversale nelle parole di chi è intervenuto tra i ripetuti applausi si è rimarcata con forza l’importanza di un nuovo servizio sanitario che metta al centro le persone e il loro benessere.

È stato rimarcato come sia fondamentale unire le forze per un referendum che ponga al centro la difesa del diritto alla salute, per una sanità basata su principi di equità, trasparenza e accessibilità per non permettere che la privatizzazione prevalga sul bene comune. Il messaggio è chiaro: la salute non può essere un bene di lusso per pochi privilegiati, ma deve essere un diritto universale come da Costituzione.

Don Ciotti, intervenuto in chiusura, ha citato quanto il diritto alla salute – e alla vita – sia quello che viene prima di tutti i diritti e non possa essere soggetto a variabili dipendenti da logiche economiche. Perché, se la vita diventa misurabile in termini di profitto la società smette di essere luogo dell’umano per diventare strumento di selezione e sopraffazione e rischia di diventare criminogeno. Una questione di giustizia sociale e di responsabilità come parte fondamentale della democrazia.

La manifestazione di sabato 21 ottobre ha quindi dimostrato come soggetti diversi possano ritrovarsi in valori comuni su un tema di fondamentale importanza, per proporre un’alternativa a un capitalismo predatorio che specula sulla vita delle persone. Gli appuntamenti successivi vedranno portare avanti le istanze del referendum e le proposte politiche dell’opposizione in consiglio regionale, mantenendo la bussola verso la creazione di una rete nazionale che porti avanti queste istanze. Per trasformare l’unità di intenti in concretezza. [Daniele Molteni, ecoinformazioni] [Guarda qui le foto di Betriz Travieso Pérez, ecoinformazioni]

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