Cronaca di un maschio caucasico dell’Arci

«Care compagne, cari compagni, ieri ho avuto la fortuna di poter partecipare ad un appuntamento che credo e spero segnerà un punto di passaggio tra il prima e il dopo la 106 vittima della violenza maschile che in questo caso si chiamava Giulia.

Mi è sembrato che il clima fosse quello degli appuntamenti che hanno segnato, nel bene e nel male la storia di questo paese.
Li cito perché, per le persone più giovani, possono magari scatenare la curiosità di andare a capire da dove “provengono” e forse anche dove vorrebbero andare, continuando a tracciare anche quelle piste che in tanti abbiamo battuto. Magari innovandole con i loro modi e i loro metodi e sperando che abbiano un po’ più di fortuna, Genova 2001, Firenze 2002, Roma 2003 e prima Seattle i forum mondiali di Puerto Alegre. Appuntamenti, grandi manifestazioni di massa (non eventi …in cui svolgi solo il ruolo di spettatore) per i quali tutti e tutte hanno contribuito alla loro riuscita partecipando con un ruolo attivo…si diceva una volta militando.
Ebbene ieri abbiamo ” respirato” la stessa aria e non solo per i numeri ma per quel corteo così ” forte e compatto” quasi impenetrabile , quasi a difesa di tutta la violenza che ci circonda, disordinato, improvvisato, impossibile da governare secondo vecchi schemi.

Credo ne saranno state molto contente, nessuno si aspettava una partecipazione di questa vastità e soprattutto consapevole, alcuni mi hanno segnalato che anche il pride è così partecipato e soprattutto da giovani.
Ne ho fatti tanti e mi permetto sommessamente di dire che mi è sembrato che la “marea” di ieri non abbia partecipato ad un ” evento” , ma ha scelto scientemente da che parte stare e di farlo si in un clima di festa ma anche di incazzatura di chi è disposto ad andare un po’ più avanti se lo stato di cose non cambierà.

Un corteo capace di saldare la questione di genere e della violenza sulle donne con la violenza per eccellenza della guerra di tutte le guerre , quelle africane sempre dimenticate, quella Russa Ucraina e quella che dura da più di 70 anni in Medio Oriente.
Avevano tanto da raccontare le numerose donne palestinesi che hanno partecipato con le loro storie “offese” che sono cominciate nel secolo scorso e ben prima del 7 ottobre del 2023.

Quando alle 19.00 finalmente il camion è entrato a San Giovanni , la piazza si è riempita per la seconda volta in questa giornata , i bambini e le bambine con le loro maestre , le ragazze con i loro insegnanti erano già “scappati”a riscaldarsi dopo la prima giornata di freddo vero a cui non siamo più abituati a causa del riscaldamento globale e che solo i ragazzi e le ragazze di Friday for future si ostinano a ricordarci ogni giorno.

Ho fatto il corteo con due compagne, una di venti e una di trenta, la prima a Genova non era neanche nata e la seconda era poco più che una bambina, non era certo il loro primo corteo ma loro emozione era “palpabile” …mentre lo scrivo capisco come il linguaggio comune avrebbe bisogno di essere ricontestualizzato e credo che lo sforzo più grande dovremmo compierlo noi, “i maschi caucasici privilegiati dell’ Occidente” per lo meno in questo pezzo di terra che temporaneamente abitiamo.
Anche se siamo stanchi, sfiancati da tante sconfitte e speriamo che qualcuno raccolga il testimone, dobbiamo fare ancora un pezzo della nostra parte, non mettendoci in prima fila, ma trasmettendo le esperienze e la memoria della grande tradizione da cui proveniamo quella del Quarto stato di Pelizza da Volpedo, loro dopo il corteo del 25 novembre 2023 sono pronte, noi non deludiamole , e voi provateci che …forse insieme c’è la facciamo.
Del resto, qualcuna o qualcuno la “pertica” dalla parte buona della vita la deve portare, anche quando il buio è profondo come in questi giorni.
Le luci le abbiamo viste in tante ragazze e ragazzi che hanno camminato insieme , ballato, cantato, gridato e che spero che se le cose non cambieranno davvero …bruceranno tutto».
[Per arci Milano, Graziano fortunato, maschio, caucasico, privilegiato e anche boomer]

[Foto di copertina alessandrodettocape]

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