Aggiornato/ L’Arci ammessa Parte civile nel processo ai gestori del lager di via Corelli
L’Arci Nazionale è stata ammessa come parte civile nel processo contro i gestori del CPR di via Corelli. «Con l’ammissione di Arci e delle altre associazioni come parti civili si conferma l’importanza del ruolo di monitoraggio svolto dalla società civile nell’attenzionare i Cpr, come il Mare Mediterraneo Centrale, che sono non luoghi sistematicamente tenuti lontani dalla vista della comunità e nei quali sistematicamente vengono violati i più elementari diritti delle persone, quando non vengono addirittura commessi reati gravissimi a danno di chi in quei luoghi è costretto», ha commentato Maso Notarianni, presidente di Arci Milano. «Peraltro, se il Tribunale ha ammesso le associazioni, è evidente che a maggior ragione avrebbe ammesso anche il Comune di Milano. Che ha usa come pretesto per non presentarsi a parte civile un precedente giurisprudenziale, ma i precedenti negativi meritano di essere cambiati».
Il presidente di Arci nazionale, Walter Massa, ha dato mandato agli avvocati dell’associazione di depositare presso il Tribunale di Milano la richiesta di costituzione a parte civile nel processo che vede imputati i dirigenti della società che ha gestito il CPR di via Corelli dal 2022 fino al sequestro della struttura da parte della Magistratura, avvenuto nel dicembre dello stesso anno dopo che, nonostante innumerevoli segnalazioni ea inchieste già avviate dalla magistratura la Prefettura milanese aveva siglato il rinnovo del contratto alla società oggi portata in tribunale.
Questo il racconto di uno dei lavoratori della Martinina Srl sulla gestione del CPR: “Era un vero e proprio lager, neanche i cani sono trattati così nei canili: gli psicofarmaci vengono dati come fossero caramelle, in alti dosaggi, con uno smodato uso di Rivotril. I medici erano razzisti: ‘meglio che muori, torna al tuo Paese’, dicevano”.
Innumerevoli sono state le denunce di abusi, di negligenze mediche, nessun rispetto dei diritti dei reclusi trattati come e peggio di animali (“Secondo te questi animali meritano una visita medica? Devono tornare alla giungla”, sarebbero le parole di non dei medici che lavoravano per l’ente gestore).
«Stupisce che il Comune di Milano abbia deciso di non costituirsi Parte Civile, nonostante una delibera approvata nello scorso novembre impegnasse il Comune in questo senso», commenta il presidente di ARCI Milano Maso Notarianni. «Del tutto insensate – aggiunge Notarianni – sono le motivazioni di questa scelta, che abbiamo letto in un messaggio scritto in burocratese e non si sa bene da chi, girato in queste ore via whatsapp». Secondo tale pizzino, non ci sarebbe “un danno diretto al Comune”, e quindi non sarebbe possibile la costituzione come Parte Civile. «Come se i danni alle istituzioni fossero solo monetari – continua Notarianni – come se non esistessero i danni morali e perfino i danni di immagine causati, da quella mostruosità che è il CPR, alla nostra città. Quella del Comune di chiamarsi fuori dal processo è una scelta assurda e pericolosa, del tutto contraddittoria rispetto alle stesse dichiarazioni del sindaco Sala, che ha sempre sostenuto che MIlano è una città accogliente e che la sua amministrazione è fondata sui principi di giustizia e rispetto dei diritti fondamentali di ogni individuo. O forse per i burocrati del Comune di Milano si deve introdurre una distinzione razzista tra “cittadini residenti” a Milano, che le istituzioni hanno costituzionalmente il dovere di tutelare sempre e comunque e le altre persone che non hanno avuto la buona sorte di poter risiedere ufficialmente a Milano?». [Arci Milano]