Lusenti intervista Pino Annunziata/ I migranti e il diritto alla salute

Pino Annunziata, medico, lavora da molti anni nel dipartimento immigrazione dell’organizzazione Mondiale della Sanità. Prima ha operato come medico di base venendo in contatto, negli anni novanta, con la realtà della prima immigrazione, quella albanese, per poi, prima per Arcs poi per l’Oms, seguire progetti di cooperazione in campo sanitario nei Balcani durante e dopo le guerre degli anni novanta.

In questo momento, come volontario, è tornata nella sua Matera,  città capitale della cultura per il 2019. E’ da qui che mi risponde al telefono, ma non dai “sassi” che hanno reso celebre la città nel mondo, bensì da una baraccopoli a pochi chilometri dal centro, una baraccopoli di immigrati venuti in Lucania per lavorare come braccianti.

Sono 400 persone, prese per lavori stagionali, in massima parte dell’Africa Subsahariana. Vivono in un campo privo di qualsiasi servizio elementare: luce, acqua, fogne. Mi hanno chiamato alcune associazioni del posto e, in modo del tutto volontario, mi sono messo a disposizione con altri cinque fra medici e paramedici per dare una mano. In 3 giorni abbiamo visitato quasi 90 persone. Lo stato di degrado che abbiamo incontrato è stato massimo. E ha confermato quello che già sapevo per il mio lavoro nell’OMS: i migranti si ammalano venendo in Europa perché le condizioni in cui vivono non permettono loro di accedere al più elementare dei diritti, quello della sanità.   Per molti sono malattie croniche, come il diabete, mai curate o curate male nel loro paese e che da noi non hanno nessuna attenzione, oppure infezioni prese per il livello di degrado in cui sono costretti a vivere.

 

A Copenaghen, ove a sede il dipartimento in cui lavora, Pino Annunziata, con altri colleghi, ha condotto una ricerca sullo stato di salute dei migranti arrivati in Europa. Uno studio che ha coinvolto 26 paesi su 27 e che è durato quasi due anni.

Lo studio smentisce la vulgata dei migranti giovani e forti. Molti di loro arrivano già debilitati per il lungo viaggio, le privazioni sofferte e le condizioni precarie di alimentazione e di vita.”

Pino Annunziata smentisce anche l’altra  credenza molto forte, ad esempio, nel nostro paese che i migranti portino malattie tropicali da noi sconosciute o ormai debellate.

Non abbiamo evidenziato nella nostra ricerca nessun possibile collegamento che possa dare ragione a questa affermazione, ripetuta ostinatamente e in modo incontrollato anche da molti media. Racconto solo un fatto di cui sono stato testimone. Un lavoratore immigrato entrato in crisi ipoglicemica perché non aveva più possibilità di iniettarsi l’insulina  necessaria.”

Il diritto d’accesso alla salute è complesso è non riguarda solo la prima emergenza, emergenza che, a detta di Annunziata, funziona bene in quasi tutti i paesi europei.

Riguarda l’accesso alle informazioni, alle possibilità che il nostro sistema sanitario, quello europeo, offre ai sui cittadini. Parliamo di migranti ma non dobbiamo dimenticare le seconde e terze generazioni che riempiono le banlieue delle nostre città e ancora hanno difficoltà ad accedere ai servizi primari.”

C’è un problema  di accesso alle informazioni, come ripete Pino Annunziata, per cui servono sempre di più mediatori culturali in grado di mettere in relazione le nostre strutture con la cultura e la capacità di conoscenza e di informazione dei migranti.

Non possiamo lasciare, come avviene in quasi tutta Europa, il problema delle migrazioni ai Ministeri degli Interni e governare il tutto solo come una questione di ordine pubblico. E’ questa la prima percezione che hanno i cittadini: i migranti sono fenomeno di insicurezza e di illegalità.

Fondamentale, per Annunziata, è il ruolo degli intermediatori culturali, intermediatori che devono agire nei due sensi. Non solo verso i migranti per fa comprendere loro la nuova realtà in cui vivono, ma anche verso gli europei nativi per capire chi arriva, la sua cultura e le sue necessità.

 

I paesi nordici, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia per anni, secondo l’esperienza di Pino Annunziata, sono stati all’avanguardia nella capacità di assumersi il problema dell’arrivo e dell’integrazione dei migranti. La comparsa sulla scena di forze “populiste e sovraniste” hanno ristretto anche in quei paesi lo spettro di possibilità alla politica dell’integrazione e dei diritti. La nascita di forze xenofobe e razziste, di populismi e sovranismi, che lucrano sul tasto dell’irrazionalità, del cinismo e della marginalizzazione non sarebbero, secondo Annuziata, una risposta per migrazioni fuori controllo ma una ulteriore ostacolo per un governo del fenomeno. Come dargli torto se pensiamo a leggi come la Bossi-Fini o il decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini.

La discussione con Pino Annunziata si conclude con una informazione che potrà forse stupirci.

Il soccorso in mare ha raggiunto livelli di professionalità ormai molto alti. La deficienze vengono nel seguito della filiera. Ad esempio nella gestione della prima accoglienza. Qui potrà sembrare strano ma la Turchia potrebbe insegnarci molte cose. E’ un paese con 4.000.000 milioni di profughi. Eppure alcuni campi realizzati vicino alla Siria rappresentano un esempio interessante per far funzionare al meglio i centri per migranti. Qui si è cercato di utilizzare gli stessi profughi come forza capace di dialogare con i nuovi flussi. Molti di loro sono medici, infermieri, operatori sociali e sanitari. Il governo turco se ne serve per “avvicinare” i nuovi arrivati costruendo rapporti di comunità e di accoglienza attraverso le  stesse persone che subiscono il dramma.”

Pino mi saluta raccomandandomi di dare massima visibilità ai dramma della sua terra. Di dire quello che sta succedendo mentre tutti guardano a Matera e alla capitale della cultura che rischia però di avere una macchia difficile da cancellare. [Luigi Lusenti]

 

 

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