L’altra Cernobbio/ L’economia che vogliamo

La terza sessione di La Strada Maestra, che inaugura la fase conclusiva della giornata di sabato 2 settembre del forum L’altra Cernobbio, dopo una gargantuesca pausa pranzo allestita da volontari/e della comunità della parrocchia di Rebbio e del circolo Arci Terra e Libertà, vede Misha Maslennikov (Oxfam Italia, Rapporto Disuguitalia), Lucrezia Fanti, ricercatrice di Sbilanciamoci e dell’Università La Cattolica, Simone D’Alessandro dall’Università di Pisa, Daniele Archibugi (Irpps Cnr) dialogare di economie possibili con Sandro Estelli, segretario della Camera del Lavoro di Como.

L’economia, un altro dei fili conduttori del discorso sociale e politico portato avanti da Sbilanciamoci!.
La questione è sintetizzata da Daniele Archibugi: all’aumentare delle opportunità economico-sociali e del potenziale di miglioramento della condizione di vita delle persone si contrappone la totale iniquità con cui sono allocate queste risorse.
Questo problema si riflette sul tema dei rapporti lavorativi, laddove alcuni lavorano troppo e altri invece si trovano senza occupazione. Una disparità che si sviluppa sul piano binario del reddito (ricchi-poveri), del genere (uomini-donne) e dell’età (anziani-giovani) per indicare tre direttrici principali. Una situazione che richiede una profonda riforma anche del sistema educativo pubblico italiano.

Simone D’Alessandro ha identificato due grandi questioni strutturali: le disuguaglianze e la sostenibilità (non solo climatica). L’urgenza che si pone, anche da parte degli scienziati, è di cambiare il sistema economico per garantire una prosperità diffusa al sud e al nord, nel rispetto dell’ambiente. Una trasformazione culturale necessaria per non arrivare al collasso sociale ed eco-climatico e cambiare radicalmente.
La riflessione di D’Alessandro mira alla sensibilizzazione verso la riduzione dell’orario di lavoro, verso l’utilizzo del progresso per lavorare meno e redistribuire il lavoro per una società più giusta e inclusiva. «La crescita negli ultimi trent’anni non ha aumentato la felicità di nessuno»: si è pensato di sostituire la qualità sociale con il consumo, dove il benessere più che dalla condivisione dipende dal reddito. Servono quindi meno economia, più servizi pubblici e più relazioni sociali per il benessere e la felicità.

Come si può intervenire per invertire alcune macrotendenze? Possibili soluzioni possono essere trovate analizzando le entrate dello Stato, tassazione e redistribuzione della ricchezza.
Lucrezia Fanti, ricercatrice di Sbilanciamoci! ha parlato della campagna Tax the rich, nata dall’idea di intervenire su queste macrotendenze dopo quindici anni di crisi.
L’austerità e i tagli a sanità e spesa pubblica non sono più sostenibili, così come non lo sono i proclami di semplificazione che hanno prodotto la flat tax in nome della “trickle down economics” (tagliare tasse ai ceti più alti per far sgocciolare la ricchezza alle fasce più basse). La proposta alternativa è quella di introdurre la tassazione dei patrimoni sopra al milione di euro allineandosi alla patrimoniale di altri paesi europei, al contempo implementando la progressività della tassazione sui redditi ed eliminando le forme di tassazione separata. Infine, introdurre una vera tassazione delle transazioni finanziarie.

Misha Maslennikov di Oxfam Italia ha citato non solo la disuguaglianza economica ma anche di potere. È necessario intervenire su falsi miti e sulle narrazioni che rafforzano lo status quo, come il mito della meritocrazia, che spesso è un concetto usato per giustificare il divario di potere e di accesso al benessere. Il contesto dato è dovuto a scelte economiche politiche precise verso cui serve intervenire.
Maslennikov definisce poi due macroaree di interventi: redistributivi, che intervengono a valle quando le disuguaglianze si sono formate; e sul mercato del lavoro. Serve partire dalle periferie educative, intervenire sulle dinamiche della finanza speculativa così come ri-regolamentare la concorrenza per impedire i poteri di rendita associata, gli oligopoli e i monopoli. Spesso le soluzioni non sono innovative, ma derivano da misure che erano considerate mainstream.

In sintesi, la riflessione collettiva in merito a questi argomenti ha rimarcato quanto serva correggere la disuguaglianza con interventi mirati verso cui spesso persino a livello europeo si è concordi: ad esempio tassare i ricchi con un sistema fiscale progressivo sui redditi e i patrimoni, e con tutte le iniziative che i relatori hanno introdotto basandosi su dati e indicatori di volta in volta forniti da un lavoro di ricerca costante nell’analizzare il panorama economico italiano, europeo, mondiale.
Per avere un sistema fiscale semplice, efficiente e dove l’equità venga rimessa al centro, è necessario prendere la strada verso un’economia che metta al centro ecologia e uguaglianza, per lavorare meno, meglio e tutti. Rivedendo la produzione, il consumo e il lavoro per far fronte alla crisi ecologica e sociale. [Daniele Molteni, ecoinformazioni; foto di Beatriz Travieso Pérez, ecoinformazioni]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *