L’altra Cernobbio/ La società che vogliamo

Nella seconda sessione mattutina de La strada maestra  di sabato 2 settembre, sono intervenuti Vittorio Agnoletto di Medicina Democratica, già presidente Lila, Nicoletta Dentico di Society for International Development, già presidente di Mani Tese e direttrice di Medici senza Frontiere Italia, don Virginio Colmegna della casa della Carità, Milano. Coordinano Carlo Testini della presidenza nazionale Arci e Maso Notarianni, presidente Arci Milano.

Carlo Testini ha introdotto la seconda sessione dal focus sul diritto alla salute sottolineando la
necessità di migliorare la situazione e invertire la rotta delle privatizzazioni. Testini ha ricordato poi
la situazione nei penitenziari, con il sovraffollamento diffuso e le condizioni critiche, dove da tempo
si è abbandonata l’idea che ci possa essere speranza di riscatto.

Il primo intervento dei relatori è stato quello di Nicoletta Dentico, che ha rimarcato l’importanza
di questo evento che si propone di studiare e proporre riflessioni per ragionare della società in modo
sistemico. Dentico ha citato alcuni dati di uno studio Bbc sull’estate 2023: il 74% delle zone del Regno
Unito hanno superato ogni record di caldo, gli incendi in Grecia hanno emesso 1 megatone di Co2,
in Cina un tifone ha fatto registrare perdite per 15 miliardi di dollari e 15,6 milioni di ettari sono
stati bruciati in Canada.
Infine, ci sono 26 milioni di persone a rischio di inondazione in California. Una situazione che richiama alla responsabilità della collettività riguardo la salute umana ma anche dell’ecosistema tutto.

Sia Dentico che Vittorio Agnoletto, intervenuto successivamente, hanno sottolineato l’importanza del diritto alla salute come il primo vincolante dopo la ripartenza successiva alle guerre mondiali, ai due genocidi e alle due bombe atomiche a livello internazionale e come unico diritto che nella Costituzione italiana non cita i cittadini ma la persona umana.
Un diritto che non fa distinzione. «La salute come filo d’Arianna attraverso cui riprendere in mano l’agenda dei diritti», ha affermato Dentico. Un diritto che porta al pensiero sistemico di critica verso le privatizzazioni, a cui contrapporre la cura dell’istruzione, dell’educazione e della cultura per la salute pubblica. Per l’impegno contro le disuguaglianze e una nuova e articolata redistribuzione delle ricchezze, contro l’autocrazia dei poteri finanziari ed economici che definiscono anche il dominio della salute.

Maso Notarianni, che ha coordinato la sessione con Testini, ha sottolineato la necessità di un nuovo
conflitto sociale ormai assente, citando i movimenti di cui Vittorio Agnoletto era portavoce. «Nel
1999 al 2001 si è svolto l’ultimo confronto e conflitto globale tra due visioni alternative della storia
dell’umanità e tra due progettualità. Due elaborazioni globali contrapposte», ha risposto Agnoletto.
«Da Seattle a Genova, sino al 15 febbraio 2003. Un movimento non tanto antagonista ma di
elaborazione, propositivo, che nel momento in cui è diventato propositivo è diventato antagonista, in
quanto opposto alla direzione verso cui i poteri stavano portando». Da quel momento in poi nessuna
alternativa rigida di pensiero si è contrapposta al neoliberismo e, secondo Agnoletto, la mancanza è
stata l’incapacità di rielaborare un’altra progettualità. «Eppure – continua Agnoletto – in America
Latina si è aperto un decennio tra movimenti e politiche di sinistra che ha tolto dalla povertà milioni
di persone mettendo tra i temi centrali quello della salute».

Ancora, ha rimarcato quanto poco si spenda in sanità pubblica – solo l’8% del Pnrr approvato a
seguito della pandemia – esortando ad agire mettendo in campo alternative materiali e pratiche,
come anche la controfinanziaria promossa da Sbilanciamoci! prova a fare. «Più avanza il privato,
più sarai privato della salute», ha affermato Angoletto.
Un terzo dei posti letto in Lombardia sono privati. Negli ultimi tre anni le assicurazioni sanitarie
sono in crescita. L’attesa di vita italiana non è risultato della dieta mediterranea ma del sistema
sanitario nazionale, motivo per cui è diminuita negli ultimi anni con lo smantellamento della sanità
pubblica. Queste le critiche emerse, che non hanno risparmiato neanche alcune scelte di Banca Etica
riguardo proprio le assicurazioni.

Ma sono le affermazioni di don Virginio Colmegna della Casa della Carità ad essere in qualche modo uno scossone anche per il mondo del terzo settore che ha definito ingabbiato. Colmegna ha
ricordato Basaglia, riprendendo il concetto di comunità come riscatto e come capacità di generare crescita sociale; ha inoltre sottolineato la gratuità come elemento fondamentale per sperimentare e innovare, per vincere il prestazionismo.
Perché il tema della salute richiama a colmare il vuoto delle appartenenze sociali, a un cambiamento culturale forte verso la persona e non il servizio. «Uno sforzo immenso ci tocca e, allora sbilanciamoci, sconfiniamoci a tutti i livelli perché il tema della salute è un tema fondamentale».
Ha concluso esortando il terzo settore a liberarsi dalla gabbia gestionale in cui è
chiuso e ha richiamato a de-istituzionalizzare. «Riapriamo le gabbie del terzo settore», ha concluso.

In questa sessione c’è stato spazio anche alle critiche verso l’autonomia differenziata negli
interventi dal pubblico, oltre che all’incapacità di spendere i fondi che esistono per la mancanza di
reti e stimoli.
Si sono quindi messe in luce quelle dimensioni fondamentali, per un’alternativa di mondo che si muova ancora dal basso per chiedere un’altra globalizzazione.
È necessaria la trasfigurazione genetica del terzo settore, che è diventato parte dei processi di privatizzazione dei diritti e della depoliticizzazione dell’agenda politica, e che non deve essere gamba di un tavolo traballante, ma spinta per il cambiamento.
Riprendendo magari una solidarietà che non si contrappone al conflitto, che sia mutualismo e non sussidiarietà e possa così costruire delle vertenze sociali con obiettivi concreti attorno a cui organizzarsi. In ultimo, che possa ritrovare anche a livello internazionale una cooperazione nuova che prevenga la rottura del legame solidale. [Daniele Molteni, ecoinformazioni; foto di Beatriz Travieso Pérez, ecoinformazioni]

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